Notevole escursione che si svolge sul versante teramano del Gran Sasso attraverso ambienti isolati e spazi aperti
grandiosi, lungo un percorso molto vario che include sentieri nel bosco, un vasto e ripido vallone per la salita
per concludere poi con un’entusiasmante discesa in sella all’imponente cresta delle Fienare.
Punto di partenza ed arrivo è il termine della strada asfaltata che da San Pietro (frazione di Isola del Gran Sasso)
sale all’omonima Macchia, un bosco fitto che attraverseremo al ritorno.
Il primo tratto si svolge lungo il Sentiero dei Quattro Vadi non proprio elementare da intercettare e mantenere vista
la scarsa frequentazione ed un sottobosco tormentato per l’effetto delle precipitazioni che su questo versante sono
sempre sostenute: dal punto di sosta si prende la sterrata di fronte (quella sulla destra si inoltra nella Macchia di
San Pietro e da lì arriveremo al termine dell’escursione) che si lasca poco dopo portandosi un pò più in basso alla
ricerca dei primi sbiaditi segnavia e della traccia sul terreno che risulta non sempre continua.
Procedendo con un pò di intuito e confortati da occasionali segni si giunge alla Fonte Gelata da cui il sentiero
prosegue più evidente e conduce sino ad una sterrata in corrispondenza di un vecchio canale di gronda realizzato
in pietre a secco: si prende quindi la sterrata verso sinistra in ripida discesa e la si segue lungo numerose svolte
sino ad uscire sui prati di Piano del Fiume.
Tappa successiva è l’eremo di Santa Colomba che, attraversato il corso d’acqua che scende dalla forra del Malopasso,
si raggiunge con un bel sentiero attraverso numerose svolte: la piazzola dov’è la piccola chiesa merita una sosta con
affaccio panoramico sulla vallata sottostante e le colline del teramano che digradano verso il mare.
Dall’eremo si riprende il cammino su un tratto quasi in piano ancora immersi nella piacevole ombra del bosco fino ad
uscirne proprio in corrispondenza dove l’alveo del torrente (in estate più che altro un ruscello) compie alcuni salti;
il sentiero si assottiglia ed avanza ripido nella vegetazione particolarmente rigogliosa rimanendo alto sul fosso e
lambendo a tratti le pareti verticali che sono alla base del Cimone.
Giunti ad un punto in cui il fosso inizia ad aprirsi alcuni segnavia invitano ad attraversare il corso d’acqua portandosi
su un’ampia spalla prativa che si inizia a risalire con ampie curve; non mancano i segnavia a terra che però non sempre
risultano visibili per via dell’erba alta, ad ogni modo la progressione è intuitiva e si svolge rimanendo nel mezzo del piano inclinato.
Man mano che si avanza il vallone assume dimensioni maestose e l’ambiente trasmette un senso di piacevole isolamento:
non ci sono pericoli o difficoltà di sorta da affrontare ma solo la sensazione che di lì non sono in molti a transitare,
e la fatica per la salita quasi non si sente tanto è ricompensata da quello che la vista riesce a catturare.
Prospettive nuove e mutevoli accompagnano lungo l’attraversamento del vallone del Fosso Malepasso e numerose sono le
soste contemplative, in particolare verso la sagoma del Cimone di Santa Colomba interamente svelata con la visione che se ne ha dall’alto.
Giunti nella parte alta del vallone la pendenza si riduce notevolmente e l’erba alta lascia il passo al terreno spoglio,
di rocce e sassi, dove in questa stagione iniziano a comparire le prime piantine di stelle appenniniche che poi divengono
sempre più fitte sino a costituire praticamente una prateria approssimando il Vado del Piaverano: anche se non nuovo,
l’incontro con questo fiore regala sempre una bella sensazione di ambiente d’alta montagna.
Dopo aver trascorso alcune ore immersi nel silenzio ed in solitudine nel vallone del Fosso Malopasso l’arrivo sul
sentiero che corre lungo la cresta segna, se vogliamo dire, una sorta di ritorno alla “civiltà” con l’eco delle voci
degli escursionisti lontani ed i saluti di rito con chi si incrocia: ma nel programma di questa escursione tutto ciò
dura ben poco perché giunti sulla cima del Brancastello si abbandona il sentiero e ci si volge verso la cresta delle
Fienare che con lunga e vertiginosa discesa condurrà al bosco di Macchia San Pietro.
La progressione lungo la cresta delle Fienare si svolge interamente a vista ma in ambiente aperto per cui, con il bel
tempo, dall’alto è sempre facile impostare e seguire la giusta traiettoria mantenendosi comunque sul filo della dorsale;
diversamente in caso di scarsa visibilità o ancor peggio con il terreno bagnato scendere per questi pendii potrebbe
presentare delle difficoltà.
A circa metà della discesa si arriva sulla Cima delle Fienare, un punto in cui la dorsale si impenna e forma una piramide
affilata dalla cui sommità si ha un affaccio incredibilmente bello sulle vallate circostanti e dopo un’immancabile sosta
si riprende la discesa, sempre per prati fortemente inclinati, puntando ora ad un complesso di rocce affioranti in basso
sul versante sinistro della dorsale dalle quali si intercetta una traccia che in breve porta all’ingresso nel bosco. Qui
una mulattiera sconnessa conduce ad una grande stalla da cui prende inizio la strada sterrata che attraversa la Macchia di
San Pietro sino a riportare in breve al punto di partenza.